domenica 4 maggio 2008

QUEI GRATTACELI CHE DIVIDONO MILANO



C’è chi ne fa un questione estetica, chi ne fa una questione ambientale e chi paventa le speculazioni.

Dopo che Milano s’è aggiudicata l’Expo 2015 s’è aperto, accanto e in contrapposizione all’entusiasmo molto bipartisan, anche un fronte di Expo-scettici. E, incredibilmente, a portare benzina sul fuoco ha provveduto persino Silvio Berlusconi, che solo otto giorni fa fu tra i primissimi a telefonare alla sua pupilla Letizia Moratti per congratularsi, non appena l’assemblea del Bureau International des Expositions aveva decretato l’assegnazione al capoluogo lombardo della rassegna prevista fra sette anni.


Berlusconi ha posto un problema estetico: non gli piacciono quei grattacieli che si prevede sorgeranno (i lavori sono già iniziati) sull’area della ex fiera. I progetti, in verità sono precedenti alla decisione di concorrere per l’Expo 2015, anzi non hanno nulla a che fare con quella manifestazione ma i tempi di costruzione coincideranno con quelli previsti per le opere destinate all’Expo. Conosciuto meglio come progetto City Life, rientra nelle attività immobiliari di Antonino Ligresti, e ha illustri padri dell’architettura internazionale.


I tre grattacieli previsti sono firmati da Daniel Libeskind, Arata Isozaki, Zaha Hadid e Pier Paolo Maggiora.Costruzioni ardite, una vela di 170 metri (Libeskind) una torre attorcigliata di 185 (Hadid) e un gigante di 215 (Isozaki). A Berlusconi evidentemente non piace come cambierà la sky line e ieri ha tuonato: "Non hanno nulla a che fare con la tradizione, l’architettura, l’immagine e l’urbanistica milanese". Concludendo: "Credo che rientreranno. L’Expo è una grande occasione di crescita anche urbana, io immagino che possa accadere quello che è accaduto nel 1906 che ci ha lasciato in eredità la vecchia fiera". La questione posta dal cavaliere quindi è essenzialmente estetica.


Senza entrare nel merito di un giudizio sul lavoro dei colleghi, Renzo Piano s’è iscritto al club degli expo-scettici puntando comunque su aspetti più strettamente economici, non senza aver sottolineato, in una intervista che "noi, culla dell’umanesimo, andiamo a importare la visione degli shopping center".


Sul tema Letizia Moratti ieri ha ribadito che "L'Expo 2015 dovrà far diventare Milano sempre più bella e sempre più verde: non verrà riempita di cemento come qualcuno teme". Che ha poi fatto riferimento all’altro progetto, quello sì destinato all’Expo, previsto nella zona nord-ovest della città a ridosso della Fiera di Rho-Pero: "Non ci sarà una torre e nemmeno un grattacielo altissimo ma ci sarà un centro per lo sviluppo sostenibile del mondo". Ribadendo quindi che la memoria dell’evento andrà legata a qualche cosa di immateriale più che a una Tour Eiffel del ventunesimo secolo.


Vittorio Sgarbi, d’altra parte, propone che sia la Villa Reale di Monza ("Reggia tra le più importanti che abbiamo in Italia") a simboleggiare l’Expo, venendo così interamente recuperata dall’abbandono attuale.


E Celentano, il primo degli expo-scettici?Beh, lui da quarant’anni piange sul cemento di via Gluck, non poteva evitare l’intervento pessimistico. Il sindaco Moratti l’ha liquidato: "Preferisco sentire le sue canzoni". La partita Expo comunque è appena cominciata.


Tra sette anni Milano sarà diversa, più internazionale promettono. Non necessariamente dovrà essere esteticamente migliore, basterà che diventi più pulita, più efficiente e più vivibile. L’obiettivo che si pone Letizia Moratti pare proprio sia questo.

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