domenica 4 maggio 2008

GUERRILLA GARDENING




"Guerra" al cemento... a colpi di Verde!

Il suo 'nome di battaglia' è Guerrilla Gardening, ma non ha niente a che vedere con la violenza. Anzi: mira a combattere quella di un'edilizia sempre più spregiudicata restituendo alle città (e ai cittadini) la vegetazione che viene loro sottratta da cantieri e calcestruzzo.E per testimoniare l'importanza urbana e sociale di questo movimento di "ecologismo estremo", ci siamo rivolti direttamente ai ragazzi che, a Milano, ne rappresentano l'espressione più fedele...

di Antonio Incorvaia


Affacciatevi alla finestra della vostra camera e rispondete a queste elementari domande:

qual è la prima cosa che vedete la mattina quando vi svegliate e l'ultima la sera prima di andare a dormire?

E che cosa vedete, invece, al di là dei vetri della vostra scuola, del vostro ufficio o del vostro luogo di lavoro nelle restanti ore della giornata?

Con ogni probabilità, a meno che non abbiate la fortuna di abitare in uno dei pochi, pittoreschi paradisi incontaminati ancora rimasti nel nostro Paese, vedrete case, casermoni, stecche, cantieri, grattacieli ed altre simili 'attrattive' tutte ammassate e incastrate l'una con l'altra come i mattoncini del Tetris, all'insegna della famigerata dominante "grigio calcestruzzo" che ormai sta privando ogni città della sua specifica e originaria identità e, soprattutto, del suo legame con il Verde.

Già, perché non basta un giardinetto rinsecchito o un parco - magari isolato in periferia e frequentato da gente poco raccomandabile - per certificare che in un luogo ci sia del "Verde": servono soprattutto una sensibilità ecologica e un impegno ambientale che l'odierna cultura edilizia sta ricoprendo con colate di cemento armato sempre più invasive.
Sensibilità ecologica e impegno ambientale che non mancano ai promotori del "Guerrilla Gardening", un movimento di riappropriazione e restituzione del Verde alle città e ai cittadini nato in Inghilterra che negli ultimi mesi si sta ramificando in modo capillare in tutta Europa, Italia compresa. Inevitabile, quindi, che il primo centro a finirne "preso di mira" fosse Milano, simbolo riconosciuto del 'neocolonialismo architettonico metropolitano', dove sono già attivi diversi gruppi di "Guerrilla Gardening" o "Land Grabbing".
Uno di questi, quello più 'fedele alla linea' del movimento britannico, vede protagonisti, tra gli altri, Stefano Calabrese, Stefano Massimello, Iacopo Nosari e Mussi, che si sono offerti di svelarci l'importanza di questa iniziativa accompagnandoci attraverso una serie di testimonianze e riflessioni decisamente stimolanti e 'rivoluzionarie'...
Innanzitutto: in cosa consiste esattamente il "Guerrilla Gardening"?

Ad un primo impatto, il nome sembrerebbe suggerire scenari violenti o comunque 'ribelli': è così?Assolutamente no, al contrario! Si tratta di un movimento del tutto pacifista che ha come uniche "armi" la pala, il rastrello, il setaccio, qualche secchio e tante, tante piante! Il termine "Guerrilla" si riferisce al fatto che ci si (ri)appropria in modo 'non autorizzato' di uno spazio verde abbandonato o lasciato incustodito e nell'incuria, e lo si trasforma in un microsistema vivo, in un segno ambientale forte e in una sorta di oasi naturale all'interno di una realtà urbana omologata e soffocante. La componente di "lotta" esiste, ma è contro la forsennata speculazione edilizia che è sotto i nostri occhi tutti i giorni, e si attua attraverso la buona volontà e il buon esempio, non certo attraverso l'uso della forza.Per inciso: anche la scelta stessa della (ri)appropriazione "non autorizzata" non è strettamente voluta come atto di 'ribellione', è che passare attraverso tutte le pastoie burocratiche attualmente previste oggi dalle nostre amministrazioni per prendere in gestione un'aiuola o uno spazio verde sono talmente lunghe e laboriose che vale la pena bypassarle direttamente a monte...
Quali sono i requisiti - in termini tecnici e di competenze - che bisogna possedere per diventare "Guerrilla Gardeners"?

E' molto semplice: dal punto di vista tecnico serve soltanto una stanza dove tenere le attrezzature per il giardinaggio e dove, magari, conservare o curare le piante prima di piantarle. Dal punto di vista delle competenze, è ovvio che una formazione anche minima in materia di botanica e agraria è altamente consigliata, ma è sufficiente anche semplicemente il lavoro fianco a fianco con chi ha già esperienza, e l'emulazione fa il resto.Ovviamente, sono soprattutto due i requisiti imprescindibili: la morfologia dello spazio su cui si va a lavorare - aiuola, appezzamento o lembo di giardino/parco che sia -, perché deve essere necessariamente esposto alla luce, e la possibilità di avere irrigazione quotidiana, altrimenti non ha senso piantare alcun genere di flora se non si ha la possibilità poi di mantenerla in vita...
Nel vostro caso, quindi, come procedete abitualmente?

Per prima cosa scegliamo il 'luogo', che può essere uno spazio del nostro quartiere a cui siamo affettivamente legati oppure un angolo particolarmente predisposto ad un risanamento con buon esito. Poi ci assicuriamo che esistano fonti di acqua per l'irrigazione: talvolta capita che, se ci sono negozi, uffici o enti collaborativi nelle immediate vicinanze, siano loro a mettere a disposizione i loro rubinetti ai quali ci si aggancia con una canna, altrimenti spesso sono gli stessi residenti del posto che, a turno, innaffiano personalmente le piante con i classici 'bottiglioni'! Quindi avviene la setacciatura del terreno, separando la terra da sassi e detriti - che vengono comunque riutilizzati, dove possibile, per la pacciamatura - ed aggiungendo, se necessario, altra terra, e infine si piantano fiori, arbusti, cespugli e quant'altro...
L'aspetto della collaborazione di residenti e/o persone del posto è molto interessante e sembra avere risvolti sociali per nulla trascurabili. Come si sviluppa?

Beh, di solito le nostre sessioni di lavoro durano generalmente un giorno intero, nella fattispecie tra primavera ed estate quando c'è più luce e il clima è più favorevole. E' normale, quindi, che chi passa si fermi incuriosito a guardarci, o ci chieda cosa stiamo facendo, o addirittura si unisca a noi - capita spesso con i bambini, per esempio - e ci aiuti con entusiasmo e voglia di rendersi utile! Il problema è che, soprattutto qui a Milano, si sta perdendo completamente il senso del "quartiere" come agglomerato non di edifici ma di persone... Il fatto di creare uno spazio al quale ciascuno può dare il proprio contributo è un'opportunità inestimabile sia per ripristinare i rapporti umani, sia anche per educarsi ed educare al rispetto civico del verde.Non è un caso che tante persone ci regalino spontaneamente le loro piante, o magari dei secchi che non usano più - e che per noi non sono mai abbastanza! -, e non è un caso che poi siano proprio quelle stesse persone ad occuparsi della manutenzione e della tutela dell'aiuola o del giardino quando non possiamo farlo noi...
Esistono anche regole 'compositive' che ispirano i vostri interventi?

Diciamo che non è l'elemento prioritario che seguiamo, perché innanzitutto vanno scelte piante in grado di coesistere, completarsi ed equilibrarsi tra loro, e non soltanto piante floreali "belle da vedere" quando sono fiorite 3 mesi all'anno e completamente secche nei restanti 9... Però sì, l'aspetto estetico e compositivo è comunque importante, magari nel creare giochi di forme e di colore, o nell'accostare tipologie di piante secondo geometrie precise...
In tutto questo, che ruolo gioca la Pubblica Amministrazione?

Inspiegabilmente indifferente! Secondo noi è davvero molto strano che un'Amministrazione non si renda conto di quale risultato si potrebbe ottenere stimolando e valorizzando questo tipo di attività, ma anche ragionando - per assurdo - in termini di marketing, visto che alla fine è quello il loro obiettivo. E' veramente il classico "uovo di Colombo" che garantirebbe il massimo risultato con il minimo sforzo, eppure non esiste alcun sostegno, non esistono stanziamenti, e pensa che addirittura può capitare che le forze di sicurezza vogliano farti sgombrare da un'aiuola perché il contributo che stai dando all'intera città "non te l'ha chiesto nessuno"!Per fortuna, come in molte situazioni analoghe, il passaparola e l'aggregazione dal basso sono molto più funzionali di qualsiasi altra forma di incentivo istituzionale...
Esiste, un po' come nel caso dei Writers, una sorta di 'faida' tra i vari gruppi di "Guerrilla Gardening" che operano su Milano?

Sostanzialmente no, non si tratta di una 'faida'. Per adesso, come gruppi attivi a Milano, siamo solamente in due, e più che altro a distinguerci è lo spirito con cui ci avviciniamo a questa attività: per noi non è un trend, non è un'operazione semplicemente di "make up urbano", non è "mettere dei fiori dove c'è della terra". Per noi è un'operazione sociale e anche culturale, se vogliamo, di riqualificazione del tessuto cittadino a partire dai cittadini stessi, noi come tutti coloro che poi si aggiungono volontariamente a noi.Quindi non sentiamo rivalità, ma sappiamo che abbiamo, molto semplicemente, due approcci del tutto diversi...
Per concludere: avete degli obiettivi precisi?

Non so, magari trasformare questo impegno in un "lavoro" vero e proprio?

Beh, se diventasse un "lavoro" in piena regola ne saremmo ovviamente felici, perché significherebbe poterci dedicare sia alle attività sul posto sia ad un'opera di sensibilizzazione e, perché no?, "reclutamento" nelle scuole o in altri istituti, e significherebbe che avremmo a disposizione un budget per attuare interventi magari più concreti e corposi. Al momento, però, il nostro obiettivo principale è costruire un setaccio più grande di quello che abbiamo, magari a dondolo o a rotazione: ci lavoreremo quest'inverno, e in primavera speriamo che sia finito!
Per dettagli, informazioni, documentazioni e adesioni: landgrab.noblogs.org

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